lunedì 14 maggio 2012

Destinazione Sifah: ovvero come diversificare un'uscita in barca da Muscat


Sono giorni che rimugino su come raccontarvi della nostra ultima uscita in barca.

É da qualche anno ormai che abbiamo la barca. Sembrerá strano ma, dopo ripetute visite a Bandar Khayran, la graziosa baia dove di solito passiamo interi pomeriggi a sguazzare in acqua e a consumare bevande e snack d’ogni genere da pericolanti bar gallenggianti, a volte mi colgo a pensare che uscire in barca stia diventando un pó ripetitivo. Chi l’avrebbe mai detto?

Lo scorso weekend dopo un pó di brainstorming abbiamo dunque avuto la brillante idea di fare qualcosa di diverso: uscita in barca a visitare e a pranzare al Sifawy Boutique Hotel, un nuovo albergo inaugurato recentemente e che si aggiunge alla crescente lista di alberghi di lusso del Sultanato (la locale ed infallibile strategia per il turismo sembra puntare tutta sul lusso. A che serve diversificare?).

Sifawy Boutique Hotel é il primo albergo operativo e parte di un progetto ambizioso per la costruzione di un complesso turistico di dimensioni non indifferenti e che, in un futuro non identificabile (nonstante il sito web non aggiornato fornisca date di fantasia) comprenderá anche un Banyan Tree, un Missoni Hotel e un Fours Seasons hotel.


Il nuovo albergo si affaccia su un grazioso porto turistico quindi andare fino a Sifah (una bellissima area sulla costa non lontano da Muscat) e pranzare al ristorante del nuovo albergo ci sembrava un’idea perfetta per passare una giornata calda e afosissima e sperimentare un pó di vita mondana stile set cinematografico.

Dopo una cinquantina di minuti di navigazione lungo la costa entriamo nel porticciolo. La prima impressione é positiva: le basse strutture che circondano il porto sono graziose (paragonabili a una perfetta manicure francese): nascondono i lavori ancora in (gran) corso sul retro mentre permettono una vista panoramica sul bellissimo sfondo di montagne; il posto mi ricorda un pó i villaggi turistici in Egitto; in particolare mi ricorda El Gouna; e non c’é da meravigliarsi visto che entrambe i progetti sono stati partoriti da ORASCOM.

Foto scattata da C.



Ci accingiamo ad attraccare. A parte un altro paio di imbarcazioni che sembrano far parte della decorazione non ci sono altre barche attorno, tutto é impeccabilmente nuovo e deserto e non si muove una mosca: visto il caldo, l’afa e l’ora del giorno (pranzo) non mi sorprendo. Ci mettiamo una decina di minuti a decidere dove attraccare e in che posizione finché un ragazzo improvvisamente appare sul molo e tenta di darci qualche istruzione del tipo “li,la,lu” puntando a casaccio a seconda di dove gira la barca.  Dopo tremila manovre (e meno male che non c’era nessun altra imbarcazione) finalmente scendiamo da questa benedetta barca. Sono un fiume di sudore, ho fame e non vedo l’ora di essere sotto un condizionatore.

Abbandoniamo la barca in cerca di refrigerio...



Il ristorante a primo impatto é proprio carino. Anche la piscina e gli ambienti attorno.



Apriamo il menú. Ci sono i vini! E i soliti prezzi convenientemente inflazionati al 400%; come as esempio Prosecco Zonin a 25 OMR – ovvero circa 50 EUR. Ma avere accesso a bevande alcoliche é un fatto notevole; chi se ne frega se il prezzo é ridicolo: atterrare in un ristorante con licenza alcolica e non bere nemmeno una goccia é sacrilegio. E poi siamo o  non siamo i Forresters in una puntata di Beautiful? Dopo pochi minuti appare una bottiglia di vino sul tavolo.

Scrutiniamo il resto del menu con interesse. Quanto mi piace quando in Oman cercano di essere “fancy”. In inglese questo termine sta ad indicare qualcosa di sproporzionatamente elaborato, uno sforzo cosciente nel distinguersi.  Google traduce il termine letteralmente con la parola “fantasia”;  in questo caso si tratta decisamente di un menú di fantasia.

Sono indecisa tra “Tuna sashimi burger” o “Tuna sandwich”; burger esotico o panino col tonno, ma... badate bene non un panino con tonno qualunque: il panino promette salsa avocado-pomodoro e rucola che di solito sono ingredienti sufficienti ad influenzare una mia eventuale indecisione. Ma sono proprio curiosa di questo sashimi burger (in realtá dalla descrizione so che non si tratta di sashimi ma di una fetta di tonno che dovrebbe, a seconda delle capacitá dello chef, esser cotta in superficie e rosa dentro).

Non sono la sola ad esser curiosa cosí partono gli ordini debitamente ripetuti dalla nostra cameriera recentemente importata dal Myanmar e col tipico accento la cui decifrazione mi richiede uno sforzo non indifferente:
-         2 Sashimi Burgers (uno é il mio)
-         1 panino tonno (quello speciale)
-         1 fish & chip (l’inglese perde il pelo...)

Dieci minuti dopo arriva un cameriere diverso: “hem, scusate” pausa e sguardo perplesso “per il Sashimi burger... hem...possiamo farne solo uno perché e’ finito il pane per questo panino”.

Tuna Sashimi Burger

Mentre il resto del tavolo entra in uno stato di agitazione sul da farsi il mio cervello inizia a computare una serie di domande che non avranno mai risposta.

Tipo:
  • ma da dove se lo faranno portare il pane? 
  • Perché non hanno il pane?  (immagino il camion pieno di pane affianco a tutti gli altri rottami che seminano i fondi dei burroni lungo le strade tortuose che portano a Sifah).
  • Mi sembra una cosa facile da fare in casa, credevo che tutti i ristoranti se lo facessero da soli.
  • Perché non offrono di usare gli stessi ingredienti ma con un pane diverso?
  • Magari me lo prendo senza pane, tanto lo lascio sempre io il pane dell’hamburger....

Tutto inutile. Uno degli altri commensali ha giá cambiato l’ordine. Un’opportunitá per provare qualcosa di diverso dal menu fancy: pesce con un trio di hummus, mutabal e un’altra delle solite pozioni mediorientali normalmente servite con pane “pitta”, il tipico pane arabo.

Il cameriere parte soddisfatto e le aspettative al tavolo crescono (anche se non le mie. Col tempo ho imparato ad accogliere i nuovi arrivi nella scena culinaria di Muscat con contenimento e sospetto).

Arrivano le portate: mi cade l’occhio sulle gocce d’olio che ovviamente sfuggono al cameriere e che volano in un flusso continuo dal piatto che sta portando dritte sul cuscino a pochi centimetri dai pantaloni di C. Che é seduta affianco a me. Olio impertinente che si lascia trascinare dalla forza gravitazionale!

Meno male che siamo in uno stabilimento a 5 stelle: i cuscini assorbono tutto e ci sono sempre tanti tovaglioli sul tavolo vuoto affianco. Phew. Il cameriere puó tranquillamente continuare a servire il resto del tavolo senza bisogno di prestare attenzione a certi particolari.  

C. esamina il suo panino col tonno in silenzio. Osservo la scena: un’ “insalatina” di peperoni tagliati a julienne rossi e verdi guarniscono il piatto. Forse sono un tentativo di rimpiazzare la salsina avocado-pomodoro (col colore ci siamo) perché della salasina non c’é traccia, nemmeno all’interno del panino che tra l’altro é stato assediato da una foglia di lattuga gigante che, dopo aver lottato esacerbatamente con la rucola, deve averla eliminata.

Tuna sandwich quiz: trova avocado e rucola.
Guardo il mio sashimi burger: non mi dispiace. Mi sembra ci siano tutti gli ingredienti.

C. decide che il panino deve tornare in cucina ma entra in uno stato di fibrillazione all’ennesimo ed invano tentativo di ingaggiare un cameriere a cui affibbiarlo.

Quando ci riesce inizia la saga: in pochi minuti abbiamo una carrellata di camerieri che vanno e vengono, tutti piú o meno incapaci di far fronte alla situazione.

Nel frattempo G. si accorge che il pane pitta non é mai arrivato. Nonostante lo abbia giá fatto presente a due camerieri che si sono allontanati dal tavolo con aria confusa e non sono mai tornati.

C. si irrita sempre di piú, mentre G. in imbarazzo continua ad imprecarla a denti stretti di tenere il volume basso.

Effettivamente il nostro tavolo sembra esser diventato l’intrattenimento del momento.

Le suggerisco di far chiamare il manager (almeno quello sará competente le dico, senza troppa convinzione).

Quindi arriva il manager: “Happy”. Non scherzo, questo é il nome sulla targetta che indossa; l’ironia della vita a volte...

Sono piegata in due dal ridere per tutta la situazione, ma niente mi prepara a quello che segue: C. si lamenta col manager che il panino non é quello che ha ordinato perché a parte il pane e il tonno il resto degli ingredienti manca. Il tipo in risposta, sfoggiando immediatamente tutta la sua incompetenza, inizia col balbettare che l’avocado é spalmato sul pane all’interno del panino; se non sapessi che é impossibile, direi di aver visto a quel punto getti di vapore uscire dalle orecchie di C.

C. e' cittadina del mondo ma orginaria dell'Isola. Famosi per il loro temperamento contenuto e' difficile vedere i britannici agitarsi, ma dopo 12 anni di vita a Londra, posso dirvi con certezza che alcuni esemplari sono capaci di alzare un gran polverone se istigati correttamente. Niente li irrita di piu' di disservizi e incompetenza.

Scopriamo che anche il pane pitta di G. é terminato.

Suggerisco a G. di attaccare il nostro cestino del pane prima che lo trasferiscano ad un altro tavolo alla ricerca di glutine.  

Il mio panino in compenso non é male e S. dice che il suo fish & chips é OK.

C. nel frattempo da istruzioni al manager su come risolvere la situazione e finalmente riesce ad ordinare una pietanza alternativa.

Tutto sembra tornare ad un’apparente stato di calma.

Finisce l’acqua frizzante. Anche quella é  “fancy”. Quell’acqua stupida e costosa imbottigliata in quelle bottiglie cretine che non si capisce mai se é liscia o frizzante: devi proprio leggere l’etichetta. C. punta alla bottiglia vuota e chiede al cameriere di portarne un’altra.

Sono veramente cattiva perché in quel momento prevedo esattamente cosa succederá ma non faccio niente per evitarlo. Cosí anche quella bottiglia d’acqua fa storia.

Siamo proprio un tavolo problematico!

Non voglio annoiarvi con altri piccoli dettagli, come gli ordini dei dolci sbagliati..

E non voglio nemmeno infierire o sembrare ingiusta. Bisogna dare almeno un punto al manager, Felice, che alla fine, per scusarsi dell’inconveniente toglie la portata di C. dal conto e sconta il resto delle pietanze del 50%.

Paghiamo, torniamo in barca, ci fermiamo a una delle baie lungo la costa e affoghiamo il ricordo delle ultime due ore passando uno spassoso pomeriggio in acqua, rilassandoci e ridendo sul'accaduto come solo noi sappiamo fare (e chi l'ha provato sa a cosa mi riferisco)... 



Ragazzi, questa si che é stata un’uscita in barca diversa!

domenica 6 maggio 2012

É arrivata l’estate


É arrivata l’estate.

Non so se vi ho mai parlato del caldo estivo in Oman. So di averlo accennato in un post precedente e so che non appena la colonnina del mercurio salta di circa 10c nel giro di 24 ore ne parlano e se ne lamentano tutti.

Per esempio anche A. ha dedicato un post intero all’arrivo dell’estate.

Non é una cosa che si puó ignorare.

L’estate qui arriva cosi: un giorno sei in spiaggia a meravigliarti di come le temperature siano perfette nonostante potresti giurare che lo scorso anno di questo periodo faceva moooolto piú caldo (peró a pensarci bene mi sa che dico la stessa cosa ogni anno); poi la stessa notte ti svegli in un bagno di sudore e mentre cerchi disperatamente il telecomando del condizionatore a tastoni rovesci tutto quello che c’é sul comodino per poi scoprire che il dannato telecomando é infilato nella custodia inchiodata al muro e lontanissimo da te.

Quando il caldo arriva ti colpisce come un’onda del Pacifico e lo posso dire perche' ci sono quasi affogata nel Pacifico provando a fare surf in Costa Rica – che sembrava tanto un’idea figa a quei tempi: ti toglie proprio l’aria e non é caldo secco come i disinformati potrebbero pensare. 

Il caldo arriva proprio cosí, dal giorno alla notte quindi non sei mai preparata e quando arriva pensi sempre che magari é solo un momento. Cosí continui ad andare avanti con la vita di tutti giorni facendo finta di niente.

Prendi oggi per esempio: appuntamento al nuovo campo da golf del The Wave con una nuova conoscenza. Volevo fare un pó di fotografia ed ero curiosa di vedere questo nuovo campo da golf con l’erba cosí verde che fa concorrenza al Trinity College di Cambridge.

E' stata proprio una mia idea. Andiamo presto e' stato il mio suggerimento; alle 8:00 cosi’ non fa troppo caldo (eh si). Sembrava un’idea geniale la settimana scorsa.

In macchina stamattina, sempre di corsa e in ritardo, giá mi sembrava che l’aria condizionata non facesse tanto effetto; ma adesso che ho il volante coperto di pelouche non ho piú il segnale che mi avverte del sorpassamento della soglia di sopportazione che di solito era quello di bruciarmi le dita sterzando, cosí non ci ho dato troppo peso.

Poi uno pensa che se sei con un’altra persona magari quella te lo dice se non é il caso di passeggiare sotto il sole. Uno spera nel senno colletivo. Ho pure letto libri che spiegano come la psicologia di gruppo non e' molto efficace. Ecco, io oggi ho proprio imparato che é meglio affidarsi al proprio buon senso (fallimento totale per la giornata odierna: il mio buon senso era tutto prosciugato dal caldo).

8:15 am al parcheggio del campo da golf: abbandono la macchina. Ci sono giá 40c ma ancora non realizzo.

Seguo la mia compagna lungo il percorso, mentre mi cade l'occhio su invitanti sedie e tavolini all'ombra del ristorante. Lei c’é giá stata qui, mi faccio guidare. Immagino una breve passeggiata. Massimo mezz’ora (che giá mi sembra tanto). Dieci minuti dopo sento gia' il desiderio di strapparmi la maglietta di dosso. Non ho portato nemmeno una goccia d’acqua, ho dimenticato di mettere la protezione solare, non ho un cappello e voglio morire.

La passeggiata continua fino a quando mi sento praticamente svenire e mi rendo conto che sono al perimetro opposto all’entrata e devo rifarmi l’intero percorso a ritroso.

Vado praticamente in un delirio privato mentre continuo a far finta di niente e faccio conversazione (dopo un po' mi rendo conto che anche la mia compagna sembra perder colpi pero'; le dico che sono istruttrice di subacquea durante una conversazione poi 10 minuti dopo quando mi chiede se anche il marito fa immersioni e le dico si... pero' lui non insegna, mi guarda sorpresa e mi dice "ah insegni scuba?" Andiamo bene!).

Noto un golfista mentre scende da un buggy con una bottiglietta d’acqua; mi immagino mentre lo stendo a terra con un colpo di Karate e gliela rubo e corro via soddisfatta (nel delirio sono anche eccellente alle arti marziali)  poi noto che la riempie da una fontana. Ho giá perso la luciditá mentale visto che mi faccio passare questa opportunitá pensando che forse stiamo per tornare indietro e poi non ho niente da cui bere.

Passa un’altra eternitá. Continuiamo per il sentiero. Io spero che finisca e che si torni indietro ma quando realizzo abbiamo giá fatto kilometri sotto al sole e finalmente dopo aver raggirato un laghetto che mi e' sembrato il Mar Caspio, il percorso cambia direzione e ci riavviamo verso gli edifici dell'entrata. Un miraggio.

Vedo un’altra colonnina dell’acqua: questa volta mi ci attacco come un cammello, prima con le mani, poi mi cimento in complicate posizioni da contorsionista da circo per riempirmi la bocca di acqua fredda.

Mi sembra di svenire ma mi riprendo. Sono veramente delirante e ho perso ogni interesse di fare foto. Lascio la mia accompagnatrice a fotografare ogni minuscola piantina che trova e accelero il passo verso il ristorante all’entrata; nascosto dietro le dune d’erba non capisco nemmeno quanto sia lontano. 

E' lontanissimo.

Tra i pensieri affiorati in queste due lunghe ore di insanitá mentale:
  1. Sto morendo, ora chiedo aiuto ai lavoratori che stanno li seduti all’ombra del buggy. Mi capiranno?
  2. Un portacabin: se vado a bussare mi apriranno? Avranno l’aria condizionata e l'acqua potabile?
  3. Chissa’ se ci vuole la chiave per il buggy. Ora ne rubo uno.
  4. Perché non mi sono portata l’ombrello come quello che usano le filippine?
  5. Un bagno. Magari c’é l’aria condizionata dentro (no, non c’era, ma in compenso ho trovato tante zanzare affamate)
  6. Sto morendo. É arrivata l’estate e sono un’imbecille.