Premonizione: per quelli che l'anno letto gia' sul sito in Inglese vi risparmio la fatica (si tratta dello stesso post, in Italiano, con qualche piccolo adattamento).
Mi sono state quotate 2 ore di attesa. Ho imparato ad essere creativa. Quindi scusate questo lungo saggio ma ho parecchio tempo a disposizione stamattina. Sono seduta sulla panchina affianco al lavaggio mentre aspetto che il nostro fuoristrada venga scrostato da sabbia e fango sopra, sotto e dentro. Lavaggio completo!
Approfitto della lunga attesa per aggiornarvi sulla nostra ultima avventura. Non e' fantastica la tecnologia?
La sveglia ha suonato alle 6.10 am come programmato ma con la stanza ancora avvolta nel buio e le palpebre ancora incollate l'ho spenta subito. Mi e' venuto in mente che dopotutto, viaggiando con altre 3 famiglie con bambini piccoli anche facendo un po' in ritardo sicuramente non saremmo gli ultimi. Avevo ragione! Infatti ce la saremmo potuti prendere anche piu' comoda, 4 ore piu' tardi, tra tappe pipi' e fermate emergenza per assicurarsi che il portapacchi della macchina di uno dei nostri amici non schizzasse via alla prima curva, eravamo ancora alle porte di Muscat.
Non ci siamo preoccupati troppo. Questo e' l'Oman. Se si vuole vivere una vita serena bisogna prenderla con calma. La scelta e' personale: si possono passare giornate intere tra esaurimenti nervosi cercando di combattere gli inevitabili imprevisti e sorprese che rovinano anche i piani migliori o se ne puo' ridere guardandone il lato piu' comico. Per me la seconda opzione funziona meglio.
A circa due ore da Muscat si raggiunge il paesello di Al Wasil. Questo e' normalmente il punto da cui ci si addentra nel deserto ma vedendo l'ora (quasi pranzo) e la distanza dalla meta finale (nemmeno a meta' strada) decidiamo di cambiare percorso e continuiamo su strada asfaltata. Verso l'una ci ritroviamo in un piccolo centro abitato desolato che sembra esser stato conquistato dalle capre: ce ne sono di piu' che esseri umani! Da un momento all'altro mi aspetto una di quelle palle di fieno rotolarmi incontro, ma non ce ne sono. Le capre devono aver decimato tutto!
Facciamo una breve sosta pranzo, sgranchiamo le gambe lungo la spiaggia e ci rimettiamo in macchina. Dopo qualche ora di strada sterrata e un assaggio di deserto, appena prima del tramonto ci fermiamo e montiamo le tende. Non ho idea di dove siamo. Da qualche parte lungo la costa con villaggi di pescatori sparsi qua' e la' e purtroppo spazzatura a destra e sinistra che ci ricorda che nonostante il posto sia remoto non siamo poi cosi' lontani dalla “civilta'” e la sua plastica. Che peccato!!
Ci rassegnamo a spostarci verso l'interno dove troviamo un grazioso spiazzo di sabbia del deserto; e' quasi buio mentre mettiamo su le tende da campeggio.
Il giorno dopo e' il nostro turno per la colazione: dobbiamo sfamare 10 bocche adulte e 4 bambini (in realta' dei bambini si occupano i genitori). Mentre mi dico che sarebbe bello poter sonnecchiare per un po' piu' a lungo per la seconda mattina di seguito mi trascino fuori dalla tenda, poggio i piedi sulla sabbia fredda e mi lascio avvolgere dai colori dell'alba.
Dopo non molto la nostra carovana di 6 macchine e' di nuovo in movimento. Ci addentriamo nel deserto. Il resto del tragitto e' tutto fuori strada. Dopo aver sgonfiato un po' le gomme per migliorare l'attrito sulla sabbia, passiamo un'intera mattinata e il primo pomeriggio mettendo alla prova le nostre abilita' su terreni di varia consistenza e attraversando paesaggi lunari fino a quando non arriviamo al nostro remoto angolo di paradiso.
Il deserto in fuori strada e' come un gran parco giochi. Andiamo su e giu' per le grandi dune come fossimo sulle montagne russe. Con il cuore in gola alla discesa della prima duna mi sono letteralmente cagata sotto! Anche se S. ha gia' fatto un rally da Londra fino a Timbuktu attraversando il Western Sahara questa era la sua prima vera esperienza su dune di sabbia di queste dimensioni. Alla prima discesa la macchina prende una curvatura sbagliata e il peso posteriore inizia a trascinarla giu' lateralmente. Con la macchina inclinata lateralmente verso la base della duna continuo a buttarmi con tutto il corpo verso S. per controbilanciare il peso; in realta' una reazione istintiva avente effetto solo sulla psiche! L'immagine della macchina a rotolone giu' per la duna con noi all'interno sotto il peso del nostro cargo mi stava rendendo piuttosto tesa.
Ad un certo punto nella mia mente sono iniziate a visualizzarsi varie opzioni di sopravvivenza, tra cui apertura della portiera e uscita a schizzo dal veicolo. Ma poi ci ho ripensato. Quando abbiamo finalmente raggiunto la base della duna i miei muscoli posteriori si sono rilassati e ho riniziato a respirare.
E' difficile trasmettere a parole la bellezza del deserto. Questo immenso mare di sabbia dalle mille forme e colori. Chi non l'ha mai visto potrebbe pensare che il deserto offra un paesaggio monotono e noiso. In realta' attraversandolo ci si rende conto che e' un paesaggio in mutamento continuo, dune che si riformano e si muovono, sabbia di diversi colori e che si solidifica lasciandosi scolpire dal vento nelle forme piu' assurde. Addirittura vegetazione: cespugli e rari alberi solitari ci ricordano che c'e acqua anche sotto questa coltre arida e che offrono ad uccelli e ambulanti di passaggio come noi una piccola tregua dal sole accecante. Immersi in questo immenso spazio aperto ci si sente minuscoli e immensi allo stesso tempo, come un granello di sabbia, parte di un sistema piu' grande e complesso.
Ai bordi del deserto, verso il mare, le dune hanno dato spazio ad una vasta radura di sabbia salata e indurita. Ci siamo messi in linea, abbiamo calcato il piede sull'acceleratore e ci siamo buttati in una gara a velocita' da pazzi verso la strada asfaltata appena percepibile all'orizzonte.
Dopo un breve tratto su asfalto siamo di nuovo fuori strada. Questa volta il terreno e' diverso: una combinazione di crosta sabbiosa e sabbia bagnata. La crosta cede sotto il peso della macchina e come i pneumatici affondano nell composto fangoso creano resistenza rendendo la guida piu' difficile. E' il tratto piu' lungo prima di raggiungere la nostra meta, o almeno cosi' sembra! Ho perso il senso del tempo, forse ci passiamo 2 lunghe ore. Ad un certo punto ci fermiamo, una delle auto ha una perdita. Ci assicuriamo che non sia benzina. Andare in panne nel mezzo di questo deserto, kilometri dal mondo civilizzato non e' l'ideale. Su questo terreno e con queste distanze non credo potremmo nemmeno trainare un'auto. Fortunatamente la perdita si rivela condensazione dall'aria condizionata. Procediamo.
Dopo non molto il terreno e il paesaggio cambiano. Il mare non e' piu' un miraggio in lontananza: l'acqua blu crea un contrasto da sogno contro la sabbia bianca come la neve. Come passiamo lungo la laguna verde smeraldo un gruppo di fenicotteri rosa si alza in volo perturbati dal nostro arrivo.
Siamo arrivati alla nostra meta: la penisola di Barr Al Hickman. Il nostro piccolo angolo di paradiso privato.
Cerchiamo un posto per montare le tende e ci rilassiamo. Ripartire alle 3 del giorno dopo e' dura ma organizzeremo un altra uscita presto. L'Oman e' pieno di posti come questo che aspettano d'esser visitati.