lunedì 7 dicembre 2009

Realta' diverse

Avrete notato gli aggiornamenti sporadici del blog in Italiano ma comincio a dubitare se sia il caso di continuare ad aggiornarlo.

Il problema e’ che tenere il blog aggiornato prende un po’ di tempo e farlo sia in Inglese che in Italiano ancora di piu’. Aggiungi il fatto che dalle statistiche non mi sembra ci siano molti abbonati alla versione Italiana ed ecco che l’ispirazione se n’é bella che andata.
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Passando ad altro. Recentemente meditavo sullo stile di vita che conduciamo qui in medio oriente e proprio ieri nel notare un bar stiloso negli Stati Uniti in TV mi sono resa conto di come sia diversa la vita nel mondo occidentale.
O meglio l’ho sempre saputo ma improvvisamente mi sono resa conto di COME la nostra vita sia completamente diversa rispetto a quella che conducevamo poco piu’ di un anno fa e di come ci siamo assuefatti a questa esistenza. Se ripenso alla vita che conducevamo a Londra mi rendo conto che e’ cosi’ rimossa dalla realta’ in cui viviamo oggi; eppure, mentre un anno fa appena arrivati tutto era novita’ e avventura adesso tutto mi sembra normale, sa molto di casa.
Ed é questa sensazione che mi spaventa un po’ perché quando mi soffermo a pensarci in realtá mi rendo conto che non é per niente “normale” ma mi ci sto attaccando con tutta l’anima e se domani qualcuno dovesse venire e dirmi “buongiorno, il sogno é finito, si torna alla realtá” farei una fatica incredibile a riabituarmi.

Mi riferisco a cose del tipo:
  • vivere 365 giorni l’anno in magliettina e calzoncini
  • non avere la necessitá di lavorare (se non per passare il tempo) mentre le fortune continuano ad accumularsi (esentasse) su un conto in banca (ok la mia e’ una posizione piuttosto privilegiata)
  • non doversi preoccupare di pulire la casa o lavare la macchina
  • non sentirsi obbligati a rimettere il carrello a posto all’entrata del supermercato, anzi addirittura sentirsi a posto con la coscienza nel non farlo, perché per lo meno assicura il lavoro a qualcuno

Sembrano stupidaggini ma quando ti ci abitui...

OK scherzi a parte ci sono alcuni punti su cui riflettere; e il solo atto di rifletterci suppongo che significhi che non abbia totalmente perso la mia sanitá mentale.

Una circolare dal lavoro di S. ieri mi ha fatto riflettere su un altro punto importante. Mi rendo conto che su un numero di fronti (piú per una questione pratica che per altro) la vita degli emigrati quí é spesso vissuta ai margini della legalitá per motivi che considereremmo piccolezze o a causa di situazioni che non si presenterebbero in occidente e che non mi metto a spiegare qui per ovvie ragioni.

Mi rendo conto che in realta’ si é in molti sulla stessa barca ma in qualche modo questa consapevolezza mi ricorda che vivere qui non e’ una condizione garantita e che il permesso di soggiornare nel “paese delle meraviglie” puó essere ritirato in men che non si dica, con o senza motivazioni eclatanti.

Insomma viviamo in una bolla di sapone ed é incredibile in quanti, per il privilegio di vivere in questa bolla, siamo disposti ad accettare una serie di compromessi che ovviamente non pesano eccessivamente sulle nostre esistenze (quelli a cui pesa se ne vanno ... lamentandosi estensivamente e inutilmente perché non riescono ad accettare il fatto che per godersi tutto il resto é necessario cedere a quei compromessi, non ultimo la rinuncia al concetto di giustizia come lo concepiamo noi; non per dire che in occidente funzioni meglio a livello pratico; ma questo é un altro argomento).

Riflettendoci mi rendo conto che il motivo x cui i compromessi sono accettabili per molti é che la maggior parte delle regole e restrizioni non sono poi esercitate in maniera troppo rigida e per questo motivo un gran numero di occidentali che vivono qui, nonostante le regole peculiari, si ritrovano a farla franca su un numero di fronti (entro certi limiti che vanno ponderati).

Se il concetto vi sembra strano provate a pensare che stiamo parlando di un paese dove ti mettono dentro se passi col rosso, se guidi sulla corsia d’emergenza per snobbare il traffico o se alzi il dito per far presente all’idiota dell’auto affianco cosa ne pensi di lui (o di lei) quando ti taglia la strada facendoti rischiare la vita (immaginate che prigioni strapiene ci sarebbero nel nostro paese??). Un paese dove telefoni, giornali, tv, internet e altri media sono debitamente filtrati e in qualche modo (a volte anche in maniera convenientemente poco efficiente) censurati. Un paese dove é illegale usare walkie talkie (?), parlare su Skype (apparentemente il mese scorso hanno arrestano qualche centinaio di persone proprio per questo) o trasportare sostanze alcoliche in giro se non per portarle dal negozio in cui sono state comprate fino a casa...

Immagino che se improvvisamente le cose dovessero cambiare e tutto dovesse diventare piú rigido ci sarebbere un esodo incredibile. Per il momento é possibile adattarsi e chiudere un occhio o due...

Questo é quello che intendo quando penso alla realtá bizzarra in cui viviamo e a come sia surreale che nonstante ció la vita di tutti i giorni mi sembri in fondo cosí incredibilmente... “normale”. É il lavoro silenzioso dello “spirito di adattamento”; il frutto di un raccolto concimato con una vita all’estero.
***

1 commento:

Chiaruga ha detto...

Valigie pronte. Come sempre quando vivi in questo genere di paesi... questo e' l'unico compromesso. Ma sono anche una persona che ha sempre avuto bisogno di dormire sapendo che da qualche parte della casa c'era una valigia gia' pronta (non so il perche')... Paradossalmente sfaccio le valigie completamete solo da quando vivo qui.
Comunque, fintanto che i servizi segreti funzionano (nonostante le tutine viola) e gli Inglesi sono amici, il problema non si pone.
:)